Oltre Cannavacciuolo c’è di più: la rivoluzione gastronomica sul Lago d’Orta
Sul Lago d’Orta, la mattina del giorno dopo ha ancora il sapore della nebbia confusa con il fumo delle fontane di luce con cui, l’altra notte, si è festeggiato a lungo. La terza stella di Antonino Cannavacciuolo con Villa Crespi qui è vissuta come l’orgoglio di una terra che non si è rassegnata ad abdicare un’indipendenza mantenuta per quasi mille anni, quella di un’antico principato vescovile e democratico: una sorta di monarchia repubblicana con a capo il principe-vescovo di Novara ma con due consigli “di riviera” eletti dal popolo.
Al bar, in piazza a Orta o in centro a Omegna (un tempo capitale del casalingo, è la città che chiude a nord il lago prealpino) non si parla d’altro: qui Toni/Tonino lo conoscono tutti, è un territorio che lo ha adottato già prima dei successi stellari e televisivi. Lui ha ricambiato subito, anche con lo stile del suo lavoro, unendo anche in cucina l’originaria anima partenopea a quella delle terre di riso e Gorgonzola: intuizione, successo e bravura, senza stare a scomodare, per l’ennesima volta, un curriculum che ormai tutti conoscono. Si leggono i giornali: la rassegna stampa, per ora, ha mappato oltre 450 articoli sulla terza stella usciti in pochissime. Anche edicolanti del lago hanno fatto gli straordinari.
Qui Cannavacciuolo ha fatto scuola, generando stelle anche al di fuori della sua orbita stretta: come quella di Fabrizio Tesse (che da poche settimane ha lasciato le cucine torinesi del Carignano a Davide Scabin: stellare anche la sua Amatriciana fatta alla festa de Il Gusto a Bologna!) per spostarsi alla Pista del Lingotto, sommuovendo non poco anche i destini futuri della capitale sabauda. Tesse, già sous-chef di Antonino, ebbe il non facile compito di conquistare una propria stella al piccolo borgo medievale affacciato sul lago, trasferendosi alla Locanda di Orta, poi lasciata nelle mani del suo secondo, Andrea Monesi, che tuttora la mantiene in veste di chef patron assicurando una cucina di visione, sostanza e cuore. Insomma, la genesi continua: e chi ha vissuto gli ultimi venticinque anni della ristorazione cusiana (dal nome latino del lago, Cusius) non può che riconoscere una radicale trasformazione generale operata dall’arrivo e dalla crescita di Cannavacciuolo: oggi il lago d’Orta è una meta gourmet con tanti indirizzi per tutti i gusti e tutte le tasche, sempre di buon livello.
Sotto stretto monitoraggio è, in particolare, il secondo ristorante aperto lo scorso anno da Antonino e Cinzia in quel di Pettenasco, l’Acqua by the Lake, in cucina lo chef Gianni Bertone: per molti, anche qui, l’arrivo della Stella Rossa è solo questione di tempo. Si accettano scommesse.
Lo stesso sommovimento positivo si è avuto in quel di Novara, la città dove Cannavacciuolo nel 2017 ha aperto il primo bistrot, da sempre affidato alle mani di un altro fedelissimo, Vincenzo Manicone. Suo, senza dubbio, il miglior risotto della città: ma nel frattempo, gli immediati dintorni dell’urbe delle risaie e di San Gaudenzio hanno visto crescere nuove leve promettenti, da Corrado Lombardo alla Locanda di Cameri (già in guida Michelin) a Roberto Arena con l’Antico Borgo Le Macine di Novarello. Con loro, una miriade di giovani bravi e volenterosi che, nell’ultimo ventennio, si stanno affermando in provincia seguendo il mito dell’Antonino nazionale.
Ma oggi non sarebbe lui il re del Lago d’Orta. Se la storia dovesse registrare un cortocircuito, ad essere eletto per acclamazione sarebbe, probabilmente, il suocero del gigante buono, Oreste Primatesta, capostipite di una generazione di albergatori (anche il secondogenito Ezio ha intrapreso la stessa carriera): lui è un giovanotto ottantaduenne che trasuda grinta, ottimismo ed energia. Ogni anno raduna gli chef stellati del territorio per una charity dinner tra le più importanti (gioco del destino: guest star di quest’anno, il 31 ottobre, è stato Enrico Bartolini, l’altro grande mattatore ormai dodecastellato della serata franciacortina). Più ancora, ha riunito gli operatori del settore ricettivo, oltre una settantina, che promuovono il lago d’Orta alle fiere internazionali (autotassandosi, senza soldi pubblici) e punzecchiano le istituzioni ogniqualvolta c’è qualcosa che non va: del rifacimento della strada costiera, ad esempio, ne vanno fieri.
Anche per lui la terza stella è un sogno che si realizza: sua l’intuizione di aggiungere Villa Crespi agli allora due alberghi di famiglia, l’Approdo e Il Giardinetto, quest’ultimo 90 anni di vita compiuti quest’anno. “Abbiamo festeggiato fino a tardi” dice Oreste “Fontane di luce e champagne” perchè le bolle francesi sono una delle sue passioni. Insieme alla Juventus: ma su quest’ultimo punto, con il genero, è guerra totale.